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Il lato oscuro delle vaccinazioni

13-06-2022 16:07

Redazione Vox

Il lato oscuro delle vaccinazioni

Un’analisi impietosa dei dati ufficiali per verificare l’efficacia dell’attuale campagna vaccinale.

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Un’analisi impietosa dei dati ufficiali per verificare l’efficacia dell’attuale campagna vaccinale, per chiarire termini come "sperimentazione", “varianti” ed “eventi avversi”. Per capire le conseguenze della cieca corsa verso una ipotetica "cura miracolosa", chiamata vaccino, che nasconde insidie forse più preoccupanti del virus stesso.

 

Una parte di popolazione è già stata vaccinata. Ci sono risultati positivi sul fronte della lotta al Covid-19?

Ad oggi, 18 giugno 2021, secondo Lab24, i vaccinati totali in Italia sono più di 30 milioni (con almeno 1 dose), pari al 51% della popolazione. Di questi, 15.650.000 hanno ricevuto le 2 dosi prescritte. Un numero considerevole, che ci permette di trarre qualche conclusione. Se, ad esempio, dovessimo giudicare l’efficacia della campagna vaccinale in termini di numero di contagiati, vedremmo che questi vaccini sperimentali hanno ottenuto l’effetto opposto a quello promesso.

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Numero di casi Covid-19 maggio-giugno 2020 vs 2021

 

Infatti ieri, 17/6/2021, c'erano 1.307 contagiati in Italia, rispetto ai 289 del 17/6/2020. E comunque i dati dei contagiati degli ultimi 30 giorni dimostrano che quest’anno i casi di Covid-19 sono più di 4 volte quelli dello stesso periodo dello scorso anno, quando non c’era alcun vaccino.

 

Sappiamo che, per ragioni emergenziali, gli attuali vaccini anti-Covid in commercio non hanno superato quelle Fasi di sperimentazione che invece un vaccino dovrebbe rispettare prima di essere messo in commercio e c'è chi dice che la Fase 3 siamo noi. È vero?

Si, infatti lo stesso sito Euronews il 30 maggio scriveva che “Pfizer nella sua pagina informativa sul vaccino afferma che la Food and Drug Administration statunitense non ha ancora approvato il vaccino ma ne ha solo autorizzato l'uso a causa della situazione di emergenza legata alla pandemia”.

Ma cominciamo con il chiarire in cosa consistono le “fasi” di approvazione e quali sono le differenze tra gli attuali vaccini.

 
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Fasi di sviluppo dei vaccini (fonte: www.laboratoriovirologiacs.it)

 

Nonostante l’Autorizzazione europea (fornita dall'EMA) preveda che i vaccini debbano sottostare ad una successione di fasi di sperimentazione consecutive, nel 2020, durante la fase epidemica esponenziale, quando si è verificato l’incremento dei casi di Covid-19, le agenzie regolatorie hanno deciso di dare un'autorizzazione di emergenza alle aziende, affinché potessero produrre i vaccini in tempi estremamente rapidi. 

La prima fase è preceduta dalla ricerca e sviluppo del vaccino, durante la quale si analizza la qualità del vaccino; successivamente, si passa ad uno studio preclinico in cui viene valutata soprattutto la tossicologia, seguita da un primo stadio di efficacia del vaccino.

Quando il vaccino supera la fase preclinica, che di solito viene fatta prima in-vitro e poi su modelli animali che permettono di valutare eventuali patologie che potrebbero verificarsi nell'uomo, si passa alle famose 4 fasi cliniche

La Fase 1 viene eseguita su volontari sani; si tratta di una sperimentazione su un numero ristretto, che permette di osservare le reazioni avverse e fornisce una prima valutazione dell'efficacia del vaccino. Poi si passa alla Fase 2, cioè si studia nuovamente l’efficacia su un numero molto più ampio di persone. Infine la Fase 3, quella definitiva su un campione più ampio di popolazione, includendo fasce di soggetti che possono essere più o meno predisposti per patologie.

Quindi la fase 3 è quella che poi permette all’azienda farmaceutica di registrare il prodotto e ricevere l'autorizzazione all'immissione in commercio, tramite la presentazione di un “assessment report”, che deve contenere le valutazioni sulla sperimentazione, unitamente ad un rapporto beneficio/rischio positivo. A questo punto la Commissione Europea assegna un numero di autorizzazione all'immissione in commercio.

A questo stadio il vaccino viene commercializzato e si passa alla Fase 4 di sperimentazione su tutta la fascia di popolazione a cui il vaccino è destinato.

La fase 4, coinvolgendo tutta la popolazione, include anche soggetti con vari tipi di patologie. Per questa ragione, la fase 4 dura 5 anni, nei quali il vaccino è da ritenersi ancora sperimentale. In questo periodo verranno rilevate le reazioni avverse soprattutto nei soggetti predisposti per patologie.

 

Dunque la sequenza delle fasi non è stata rispettata?

Esattamente. Tutto il percorso di sperimentazione e approvazione richiede un periodo di tempo molto lungo, normalmente di circa 10 anni, con costi molto elevati per i produttori. Nel caso dei vaccini contro il Covid-19, tutte le fasi previste sono state eseguite in parallelo e non consecutivamente. Infatti, quando in Europa è stata data la prima autorizzazione Fast track, cioè accelerata, alle aziende sono stati richiesti tutti i dati nel giro di pochi mesi. Quindi i dati relativi alla qualità, alla produzione industriale, i dati degli studi preclinici sugli animali e le fasi cliniche sono stati sovrapposti temporalmente. Quando è stato approvato il primo vaccino di Pfizer, a fine 2020, seguito dalla sua commercializzazione, nessuna azienda aveva completato gli studi di Fase clinica 3 su tutte le fasce previste di popolazione, cioè anziani, adulti, bambini e ragazzi, donne in gravidanza e in allattamento.

Queste sperimentazioni sono tuttora in corso e, come specificato sul sito dell’Aifa, saranno completate nel 2023.

 
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Autorizzazione Aifa vaccino Pfizer (Comirnaty)

 

Per questa ragione, tutte le persone che hanno ricevuto il vaccino, firmando il consenso hanno accettato volontariamente di partecipare a questi studi clinici. Nello stesso consenso è specificato che potrebbero essere vaccinate con il vaccino oppure con un placebo, cioè soluzione fisiologica, oppure con un vaccino diverso rispetto a quello contro il Covid-19. Proprio perché si tratta di una sperimentazione a doppio cieco, chi è stato vaccinato non saprà mai se ha ricevuto un vaccino (e quale) o solo una soluzione fisiologica.

 

Attualmente la campagna vaccinale è nella Fase 4. Questo perché esiste una sovrapposizione con la sperimentazione di Fase 3, che viene portata avanti dalle aziende farmaceutiche per poter aggiornare i dati da fornire all’EMA. Per questa ragione in Europa parliamo di “autorizzazione condizionale”: solo perché l’Ema ha dato una valutazione positiva del rapporto beneficio rischio. In pratica, pur mancando i dati completi di sperimentazione, secondo l’Ema i benefici derivanti dalla vaccinazione sono superiori ai rischi di danno da vaccino. In altre parole, l’Ema ha valutato, sulla base dei dati incompleti forniti dalle stesse aziende, che il numero di vittime del Covid-19 sia maggiore rispetto al numero dei danneggiati dal vaccino, a breve, medio e lungo termine.

 

Ma abbiamo dati affidabili per calcolare il rapporto beneficio-rischio?

No, infatti dalle evidenze scientifiche sappiamo che questa valutazione ha enormi criticità, perché i numeri di decessi dovuti al Covid-19 non sono in realtà dati realistici, ma notevolmente sovrastimati. Attualmente il numero di patologie e di decessi legati al Covid è ancora un dato indeterminato. E in questo grande contenitore chiamato Covid-19, troviamo anche decessi e patologie che non sono assolutamente dovuti al Covid.

Per contro, abbiamo invece un dato sottostimato, che è proprio il danno da vaccino. I dati sono sempre sottostimati quando si utilizza una vaccinovigilanza “passiva”, vale a dire quando si attende che siano i vaccinati a segnalare eventuali reazioni avverse alla vaccinazione. Questo sistema, specie in questa fase sperimentale, è piuttosto deresponsabilizzante, e sarebbe auspicabile una vaccinovigilanza “attiva”, con la quale monitorare ad intervalli regolari tutti i vaccinati, registrando nel tempo se hanno manifestato eventi avversi o patologie.

Purtroppo ora, quando una persona viene ricoverata o muore entro alcuni giorni dalla vaccinazione (secondo le segnalazioni all’Aifa, da 1 a 55 giorni), i media ci hanno abituati alla “nessuna correlazione”. Quando i medici eseguono l’autopsia di un paziente deceduto dopo la vaccinazione, il referto dell’autopsia potrà essere di trombosi o di attacco cardiaco o altro. Ma queste analisi ci dicono semplicemente, da un punto di vista istopatologico qual è stata la motivazione del decesso, ma senza entrare nel merito della causa.

In caso di attacco cardiaco, sarebbe necessario analizzare il cuore per capire se vengono rilevate tracce di danno da vaccino. Per esempio, la presenza di anticorpi vaccinali che hanno causato una malattia autoimmune; oppure un danno tossico dovuto allo Spike vaccinale. Se non viene eseguita questa ulteriore analisi, il referto dell’autopsia è incompleto e le statistiche sui vaccini saranno sempre falsate.

 

Nel caso del militare Stefano Paternò, deceduto a marzo, la Procura di Siracusa ha richiesto invece una perizia approfondita, che ha stabilito che Paternò è stato vittima di una sindrome post-vaccinica denominata ADE e non di un arresto cardiaco idiopatico (cioè senza causa nota).

Lo studio dei danni da vaccino comporta analisi lunghe e complesse, perché richiede di studiare i componenti del vaccino nei tessuti colpiti. Cosa che nelle normali autopsie non viene mai fatta. Anche questo limite contribuisce a sottostimare sistematicamente il numero dei danneggiati dal vaccino.

 

Ma se i danni da vaccino fossero correttamente rilevati e conteggiati, il rapporto beneficio-rischio rimarrebbe sempre positivo?

Ad oggi non possiamo saperlo. Ma è sulla base di questi dati variabili ed estremamente incerti, che è stata data l'autorizzazione condizionale alle vaccinazioni attualmente in commercio.

Le persone che stanno facendo le vaccinazioni in fase post-marketing (fase 4), sono di fatto da considerare in sperimentazione. Con una differenza: secondo i protocolli, la Fase 3 è molto ampia e vengono escluse le persone con patologie. Quindi se una persona ha una malattia, ad esempio un tumore, e viene vaccinata, si sta facendo sperimentazione anomala su quella persona, dato che le persone con patologie dovrebbero essere vaccinate solo dopo la conclusione della Fase 3 attualmente in corso.

Per le persone portatrici di patologie sarebbe necessaria un’estrema cautela, e andrebbero eseguite le dovute valutazioni pre-vaccinali, andrebbe applicato il principio di precauzione, verificando se esistono dati di letteratura medica o anche un sospetto che il vaccino possa causare un danno alla persona. Invece cosa vediamo? Vediamo una forte resistenza all’utilizzo delle analisi pre-vaccinali, che addirittura alcune strutture sanitarie sconsigliano. Mentre la tendenza è quella di invitare indiscriminatamente le persone a vaccinarsi. Sembra che le più elementari norme di tutela della salute vengano ignorate se appena interferiscono con il procedere della campagna vaccinale.

 

Riteniamo, a questo punto, più onesta la posizione di FDA (Food and Drug Administration, l’equivalente americana dell’europea EMA), che in mancanza di dati, anziché dichiarare un rapporto beneficio-rischio positivo, ha dichiarato che questo rapporto è “indeterminato”, dando solo un’approvazione “per emergenza”, ed etichettando tutti gli attuali vaccini come “totalmente sperimentali”.

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Confronto vaccini Covid-19

 

Molti sostengono che i componenti dei vaccini vengono dichiarati nel bugiardino, ed è quindi possibile valutarne la sicurezza. E' vero? 

Un’altra problematica riguarda la composizione dei vaccini. Spesso vediamo pubblicati l’elenco dei componenti per sostenere la tesi che i vaccini non contengono nulla di dannoso. Tesi spesso ripresa dai sedicenti fact-checker in rete. Vediamo un esempio.

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Cosa contiene Comirnaty (Pfizer)

 

Qui è necessaria una premessa. I vaccini a mRNA sono vaccini a base genica e sono classificati dall’EMA come vaccini OGM. Si tratta cioè di farmaci che vanno a stimolare il sistema immunitario per la produzione di anticorpi e teoricamente dovrebbero essere protettivi nei confronti dell’infezione. Purtroppo conosciamo bene i dati dei vaccinati che si infettano, quindi già in questa fase il vaccino non fa ciò che promette.

 

Ma cosa significa “vaccini a base genica”?

Significa che invece di contenere l’antigene proteico, cioè la proteina Spike (la protuberanza che si trova sull’involucro del virus), che consente al virus di entrare nelle cellule ed infettarle, sono basati su RNA e DNA. In che modo? I produttori sono riusciti a sintetizzare la sequenza della Spike, creando l’mRNA, l’RNA messaggero (Pfizer e Moderna) che è il materiale genetico che permette la produzione della proteina Spike.

L’mRNA quando entra all'interno della cellula si lega a delle strutture che si chiamano ribosomi e i ribosomi permettono la produzione della proteina.

L’mRNA è un costrutto delicatissimo, che viene protetto dalla degradazione con l'utilizzo di un liposoma (il colesterolo menzionato nella scheda dei componenti), che è un involucro all'interno del quale viene inserito l’mRNA, insieme a 2 nuovi ingredienti (gli ALC) che rendono più solida la struttura. Ma queste 2 nuove sostanze non sono mai state utilizzate né in farmaceutica, né tantomeno nei vaccini. In queste applicazioni mancano del tutto gli studi tossicologici. Sappiamo ad esempio che i liposomi si distribuiscono in tantissimi tessuti dell'organismo, portandosi dietro l’mRNA e la produzione di Spike. Questo rappresenta un profilo di tossicologia sconosciuto, che i produttori stanno ancora studiando, ma di cui sono già state somministrate centinaia di milioni di dosi a livello mondiale.

Così cominciamo forse a capire perché tutti gli attori coinvolti nelle campagne di vaccinazione, a cominciare dai produttori e dalle agenzie regolatorie, si sono premurate di ottenere l’immunità civile e penale dei loro atti.

 

Ma la proteina Spike è sicura?

I produttori, sin dall’inizio hanno sempre sostenuto che la Spike fosse una proteina immunogenica, cioè necessaria alla produzione di anticorpi, ma che fosse una proteica innocua. Purtroppo le evidenze scientifiche ci hanno dimostrato che la Spike è una proteina estremamente tossica. E la tossicologia della Spike avrebbe dovuto essere nota prima della commercializzazione del prodotto.

In realtà c’erano dati sulla tossicologia della proteina Spike, ma mancavano gli studi sugli effetti sui vaccinati. Ora, questa mancanza di dati sulla tossicità dei vaccini, rende chiaramente gli stessi vaccini molto pericolosi.

E ancora una volta dobbiamo rilevare una grande superficialità nello studio della tossicologia di questi vaccini, sui quali invece avrebbe dovuto essere applicato il principio di precauzione finché non fossero stati disponibili dati sufficienti per capire gli effetti su soggetti deboli (anziani o persone con patologie).

 

Abbiamo visto i vaccini a mRNA, cioè i vaccini che contengono l’informazione per produrre la proteina. Ma quali sono gli altri vaccini?

Abbiamo poi l’altra categoria di vaccini a base genica, quelli a vettore adenovirale (Vaxzevria di AstraZeneca, Janssen di Johnson&Johnson e Sputnik). Vaxzevria contiene un adenovirus (il virus del raffreddore) di scimpanzé, Janssen un altro adenovirus animale, nel quale viene inserito il gene della Spike. Sono quindi vaccini a DNA, cioè contengono il materiale genetico in forma di DNA. Una volta che entrano all'interno del nucleo della cellula, si posizionano in modo “episomale”, cioè non si integrano nel DNA ma restano in posizione esterna, ma vicina al DNA. Questa posizione aumenta però il rischio di integrazione vera e propria del vettore all'interno del DNA con una reale modificazione della sequenza del nostro DNA.

Questo vettore adenovirale viene poi “trascritto” in mRNA; l’mRNA esce dal nucleo e si posiziona a livello citoplasmatico, assumendo la stessa funzione dei vaccini a mRNA.

 

È vero che alcuni vaccini contengono cellule fetali umane derivanti da aborti?

Il vaccino della Pfizer è totalmente di sintesi, realizzato cioè con un “sintetizzatore” che porta alla produzione della Spike. La Spike viene poi prodotta in elevate quantità attraverso una linea cellulare batterica. Si tratta di un frammento di DNA che viene poi “trascritto” in RNA in vitro (senza passaggi su linee cellulari). Per questo viene chiamato vaccino di sintesi.

Mentre i vaccini ad adenovirus vengono prodotti su linee cellulari fetali immortalizzate (immortalizzare una linea cellulare significa far sì che, grazie a modifiche genetiche, le cellule siano in grado di moltiplicarsi e proliferare potenzialmente all’infinito, cosa che normalmente le cellule non fanno). Entrare nella questione se sia eticamente accettabile usare tessuti di feti abortiti, richiederebbe però un approfondimento che non faremo in questo articolo.

Ecco quindi delineate le differenze tra le 2 tipologie di vaccini. Tipologie che comunque contengono entrambe la proteina Spike, con tutto ciò che ne consegue.

Unico vaccino che si differenzia da quelli genici è quello indiano (Covaxin), che contiene il virus intero attenuato.

 

Ma questi vaccini potrebbero fungere da catalizzatore nella formazione di varianti?

Dalle notizie che giungono dalla Gran Bretagna risulta che la maggior parte della popolazione è stata vaccinata, ma ora osserviamo anche un aumento esponenziale dei contagi, si dice, a causa della variante Delta (ex indiana). E quasi 4.000 persone completamente vaccinate in Massachusetts (USA) sono risultate positive al test per individuare la presenza del Covid-19, secondo dati del Dipartimento di sanità pubblica di Stato. Ed è sicuro che i vaccini abbiano contribuito alla formazione delle varianti. Anzi, questo è un fenomeno ampiamente previsto sin dal 2020 dai virologi. Curiosamente è un'informazione sui cui si trovano d'accordo quasi tutti, da Montagnier a Garavelli, dall'Istituto Superiore di Sanità a (persino) Burioni.

 
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Luc Montagnier: la vaccinazione di massa sta creando le varianti.

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Garavelli: il pericolo della vaccinazione è che il Covid risponda con molte varianti.

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Burioni: varianti pericolose emergeranno certamente dove si vaccina di più.

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Istituto Superiore di Sanità: evitare le campagne di vaccinazione di massa fino a quando la situazione Covid-19 non si risolve.

 

Si tratta di un meccanismo ben conosciuto dai virologi che, inascoltati, l’hanno ripetuto molte volte nel corso dell'ultimo anno. Stiamo infatti combattendo contro un virus a RNA a catena singola, considerata una quasispecie. Le quasispecie sono delle popolazioni di mutanti caratterizzate da piccole mutazioni che le differenziano l'una dall'altra. È noto agli studiosi delle quasispecie che i virus con questa caratterizzazione portano alla vaccino-resistenza. In pratica, la persona che viene vaccinata produce degli anticorpi vaccinali che sono specifici, in questo caso, contro la Spike del vaccino. Ma come abbiamo spiegato, la Spike del vaccino proviene da una sequenza che è sintetizzata in laboratorio, cioè una sequenza univoca. La persona quando si infetta viene in contatto con una popolazione di mutanti, perché si infetta con una quasispecie. A quel punto, gli anticorpi vaccinali si legheranno solo a quei mutanti che sono praticamente identici alla Spike del vaccino e permetteranno la selezione e la crescita di quelli che non sono per niente in grado di legarsi agli anticorpi vaccinali. Quindi ci sarà in tempi molto brevi una resistenza perché si selezioneranno proprio quei mutanti che resistono al vaccino.

 

E quali saranno le conseguenze?

Nella popolazione vaccinata diventerà dominante una o più varianti che non saranno in grado di legarsi agli anticorpi vaccinali. Per questa ragione, potranno infettarsi. Quindi quale sarà il problema per i vaccinati?

 
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Istituto Superiore di Sanità: vaccinati attenti, potete contagiare.

 

I vaccinati non solo sono scoperti dalla protezione vaccinale e possono tranquillamente infettarsi, ma sono addirittura più esposti al rischio di ADE (potenziamento della malattia), perché gli anticorpi non neutralizzanti, che si legano maniera molto debole a queste nuove varianti, possono portare ad una crescita incontrollata del virus, quindi ad un aumento incontrollato della viremìa, che fa diventare il vaccinato estremamente contagioso, molto di più del non vaccinato. Mentre, se si infetta, potrebbe portare ad un aggravamento della malattia.

 
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Corriere: Troppi vaccinati pensano di esser diventati immuni.

 

È esattamente quanto è successo al militare Stefano Paternò per il quale, secondo la Procura, “c’è stata una risposta infiammatoria esagerata perché era positivo asintomatico senza saperlo”. Il decesso è dunque ascrivibile alla circostanza che Paternò aveva già sviluppato gli anticorpi e nonostante questo era stato sottoposto alla vaccinazione. L’infezione, che il militare aveva avuto in forma asintomatica, ha comportato una risposta anticorpale che si è aggiunta a quella immunitaria indotta dal vaccino, causando una risposta infiammatoria esagerata, che ne ha causato la morte.

In sintesi, mentre il non vaccinato potrebbe restare asintomatico, come sappiamo che accade alla maggior parte della popolazione, chi è vaccinato ha invece "teoricamente" un aumento molto maggiore del rischio di avere una complicazione grave. Perché teoricamente?

Perché attualmente, nonostante le agenzie regolatorie abbiano imposto alle aziende farmaceutiche, l’obbligo di fare studi preclinici appositi per valutare il rischio di potenziamento della malattia (ADE) in modelli animali, ad oggi non è partita alcuna sperimentazione, cioè mancano gli studi che ci permettono di capire l'entità di questa reazione avversa. Però sappiamo che si tratta di un rischio possibile, perché è stato documentato per altri vaccini contro virus molto simili al Sars-Cov2 come per esempio il Sars-Cov1. Oppure la Dengue (vedi il paragrafo “Lo sporco caso Dengvaxia” in questo articolo: https://bit.ly/2UePomB).

 

Però  il sito Open sostiene che le vaccinazioni che generano le varianti sono una bufala. Dicono la verità?

Infatti Open, il sito di fact-checking di Enrico Mentana, scrive: “I sequenziamenti da cui sono emerse le varianti sono fatte con l’analisi molecolare RT-PCR, che riconosce la traccia genomica univoca che contraddistingue solo e soltanto Sars-Cov-2”. Come dire: se viene riconosciuta un'unica traccia, dove sono le varianti?

 
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"Fact-checking" del sito Open

 

L'affermazione in sè è corretta, ma la ricerca di varianti e mutazioni non viene fatta con l’analisi RT-PCR, ma con il sequenziamento NGS, in grado di individuare anche le quasispecie, come riportato anche dal sito dell’Istituto Superiore di Sanità: https://www.iss.it/documents/20126/0/11-6-2021+SECONDO+BOLLETTINO+Varianti+SARS-CoV-2.pdf. È quindi evidente il tentativo di certi siti, e di chi ci sta dietro, di offuscare la verità.

 

Avevamo accennato al Sars-Cov-1. Come è finita? È mai arrivato un vaccino?

No, le aziende farmaceutiche non sono mai arrivate alla fase di sperimentazione clinica, proprio a causa dell’ADE, nonostante fosse stata seguita la procedura ordinaria, facendo gli studi consecutivi, e non in parallelo come ora. Nella fase di studio sui modelli animali, per verificare l’efficacia e la sicurezza del vaccino, nei challenge test sulle varianti, si sono accorti che gli animali morivano di polmonite; una caratteristica specifica della malattia da potenziamento del vaccino (ADE).

Un altro vaccino con risultati drammatici è stato quello contro il virus sinciziale respiratorio, che in 3 anni ha causato l’ADE con complicazioni che hanno richiesto l’ospedalizzazione dell’80% dei vaccinati. E' incredibile vedere come la problematica dell'ADE si ripresenti periodicamente nella storia dei vaccini, senza che vengano utilizzate le esperienze passate, costate molte vite umane.

 

Stiamo quindi parlando di vaccini con elevate criticità e, visti i precedenti, il fatto che non sia ancora stata fatta chiarezza dal punto di vista degli studi, e sul fatto che si manifesti questa reazione avversa, è molto grave. Così se in autunno dovesse manifestarsi questa problematica, i vaccinati saranno costretti a sperimentarla su sé stessi. Ovviamente ci auguriamo che l’incidenza sia bassa, ma al momento, in assenza di studi, questa rimane una variabile indeterminata.

 

Circolano in rete alcuni articoli che, citando uno studio giapponese, descrivono come la proteina Spike vada a posizionarsi su alcuni organi specifici e possa anche causare infertilità. Cosa sappiamo al riguardo?

Per rispondere a questa domanda è necessario un piccolo approfondimento sulla Spike. Già esistono studi che hanno dimostrato la tossicità di questa proteina. Ma al momento non esistono dati clinici a dimostrazione di questa teoria. Ci troviamo ora di fronte a diversi possibili meccanismi. La Spike è una tossina molto pericolosa, perché contiene sequenze di tossine animali. Quindi quando la Spike entra in contatto con tessuti che contengono recettori a cui può legarsi, può indurre gravi reazioni tossiche, soprattutto se queste avvengono a livello centrale. In questi casi la proteina Spike deve essere antidotata, come si farebbe con un qualunque veleno animale o vegetale. Sappiamo anche che la Spike si lega al recettore ACE2, quindi può squilibrare il sistema renina-angiotensina, portando ad emorragie cerebrali potenzialmente fatali.

Non solo. Contiene tante sequenze che sono mimetiche con proteine umane. La letteratura medica ci dice che si manifestano patologie autoimmuni, soprattutto di tipo nervoso, in seguito alla somministrazione del vaccino. Parliamo di patologie neurologiche gravi, come la sindrome di Guillain-Barré o la paralisi di Bell, ma anche patologie del sistema nervoso periferico, dovute al fatto che gli anticorpi vaccinali sono anche autoimmuni, cioè vanno ad attaccare le proteine dell’organismo. Dunque l’autoimmunità può causare danni notevoli ad una molteplicità di tessuti.

 
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Paralisi di Bell

 

Per rispondere alla domanda sull’infertilità, il tessuto della spermatogenesi è molto particolare, e la Spike ha un particolare tropismo per questo tipo di tessuto. Quindi non si può escludere che possa esistere un rischio di infertilità. Proprio perché nei tessuti dell’apparato riproduttore potrà verificarsi sia un danno diretto dovuto alla Spike, sia un danno causato dagli anticorpi autoimmuni. Per non essere equivocati, lo diciamo chiaramente: non ci sono certezze sull’eventuale infertilità che possa derivare dalla vaccinazione, ma è importante che questo aspetto non vada negato, nè liquidato come fake-news, ma vada assolutamente indagato e studiato, specie nella fascia di popolazione in età fertile, ma anche sui bambini e sui ragazzi, dato che non sappiamo se sia un danno reversibile. Se ci trovassimo di fronte ad una irreversibilità del danno, le persone vaccinate non potrebbero più avere figli. In questo momento stiamo quindi correndo un rischio gravissimo, mancando le conoscenze su queste eventuali conseguenze.

 
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Male Fertility and the COVID-19 Pandemic: Systematic Review of the Literature - Beyond the Abstract

 

Ma quindi è corretto sottoporre a vaccinazione anche la popolazione più giovane?

Assolutamente no. Per 2 ragioni: la fascia di popolazione che comprende bambini e ragazzi, normalmente non sviluppano le reazioni più gravi, limitandosi ad infezioni di tipo asintomatico, o se sono sintomatiche sono curabili. Questi ragazzi asintomatici (da studi eseguiti su un numero molto ampio di soggetti) tendono a selezionare delle varianti che non sviluppano la malattia. Quindi i ragazzi diventano portatori di varianti asintomatiche che sono trasmissibili a basso grado e che non sviluppano poi la malattia grave. Per queste ragioni, risulta impossibile in questa fascia di popolazione verificare gli effetti del vaccino. La seconda, e più importante motivazione è che li esponiamo ai rischi di reazioni avverse a medio-lungo termine, per le quali non abbiamo dati, quindi li stiamo “usando” per una sperimentazione di cui non sappiamo assolutamente nulla. Gli esiti che potremmo riscontrare vanno dalle miocarditi, che già sono state segnalate, ai danni al tessuto cardiaco per autoimmunità. Quindi malattie autoimmuni gravi, anche fatali. Potrebbero poi verificarsi danni alla fertilità, sempre su base autoimmune, oppure da tossicità della Spike.

 

Ci sono relazioni tra i vaccini Covid e il cancro?

Per quanto riguarda la cancerogenesi, questo aspetto viene molto sottovalutato. Ma questi vaccini, essendo a base genica, producono interferenza genica. Vanno cioè ad interferire, non tanto con il DNA genomico modificandone la sequenza, ma vanno a modificare l’RNA, cioè la popolazione dell'RNA che si trova nel citoplasma. Questa popolazione poi produce proteine che causano modificazioni epigenetiche del DNA. Parliamo quindi di malattie di tipo epigenetico, cioè possono indurre il cancro o tumori fulminanti per via epigenetica. I meccanismi della modificazione epigenetica che porta al cancro sono molto ben documentati in letteratura. Purtroppo stiamo esponendo la popolazione in età pediatrica, che è praticamente immune al Covid-19, ad un rischio molto maggiore causato dalla vaccinazione.

 

Ci hanno ripetuto che i vaccini vanno consegnati a temperature molto inferiori allo zero. Qual è il ruolo della catena del freddo?

Sappiamo che questi vaccini devono essere trasportati a temperature molto basse. La motivazione sta nel degrado che subiscono i vaccini a temperature più alte. I vaccini che ora vengono consegnati alle sedi vaccinali non sono più alla temperatura prescritta di -80°C (per Pfizer e Moderna) e -20°C (per Astrazeneca). Chiaramente con temperature maggiori, la durata dei vaccini si riduce notevolmente. E questo pone una serie di problemi. Gestendo i vaccini con una durata così breve, si rischia di somministrare vaccini scaduti. In genere un qualsiasi medicinale scaduto diventa inefficace. Ma così non è per i vaccini. Per i vaccini si amplificano invece le problematiche di sicurezza, perché il vaccino degradato forma dei “frammenti” che diventano estremamente pericolosi per il vaccinato. Per quei decessi che si sono verificati subito dopo la vaccinazione, sarebbe stato obbligatorio verificare come il vaccino era stato conservato ed effettuare l’analisi di quel lotto di vaccini. Ma purtroppo oggi questo controllo non viene eseguito. Abbiamo imparato l’importanza del rispetto della catena del freddo per gli alimenti surgelati che teniamo in freezer, ma le autorità preposte la trascurano per un farmaco che ci viene iniettato. Dato che il rischio può essere anche fatale, chi intende vaccinarsi ha tutti i diritti a richiedere alla sede vaccinale che gli vengano fornite le prove che il vaccino sia stato conservato alla temperatura prescritta, dalla sede del produttore fino al sito di inoculazione. Le stesse strutture vaccinali dovrebbero rifiutare i vaccini che arrivano scongelati.

 

E del vaccino russo, lo Sputnik, ci si può fidare?

Lo Sputnik è un vaccino ad adenovirus, strutturato in 2 dosi, con 2 adenovirus differenti. La prima dose contiene lo stesso adenovirus di Astrazeneca, mentre la seconda contiene l’adenovirus di Johnson e Johnson. Perché questo mix? Perché è stato osservato che se viene utilizzato lo stesso adenovirus per il richiamo, dalla prima dose si formano degli anticorpi contro quell’adenovirus. Quindi al momento della seconda dose, questi anticorpi distruggono l’adenovirus vaccinale, abbassando notevolmente l’efficacia del vaccino. Quindi lo scopo del mix di adenovirus è di aumentare l’efficacia vaccinale.

 

Saranno salvaguardati i nostri diritti e la nostra libertà di scelta sancita dalla Costituzione? 

Sono tematiche difficili da affrontare con l’attuale informazione a senso unico. Oggi, sembra che la cieca furia vaccinale metta in secondo piano la salute della popolazione. E ci chiediamo se effettivamente la finalità ultima di chi ci governa, in Italia e in Europa, sia quella di tutelare la nostra salute o il fatturato delle aziende farmaceutiche.

Finora, con i dati diffusi dai siti della Protezione Civile e dell’Istituto Superiore di Sanità, non ci sono prove che dimostrino che le vaccinazioni siano responsabili di una minore circolazione del virus. Anzi, il Ministero della Salute dovrebbe spiegare perché le percentuali di contagiati siano superiori a quelle di un anno fa, quando le vaccinazioni non c’erano.

La scelta di accettare un trattamento sanitario è un diritto sancito dalla nostra Costituzione, e nessuno può imporlo con il ricatto, con la limitazione degli spostamenti, né tantomeno con la forza. Soprattutto se si tratta di un vaccino sperimentale, del quale (come dichiarato dagli stessi produttori) non conosciamo nemmeno gli effetti a lungo termine.

Le vaccinazioni di massa durante una pandemia sono considerate da molti virologi un grosso errore, che rischia di favorire l’emergere di nuove varianti e quindi di protrarre la pandemia ben oltre il necessario.

Infatti, anche i vaccinati possono trasmettere il contagio. Quindi, non solo chi si vaccina non aiuta nessuno, come qualcuno ama ripetere, ma anzi rischia di essere pericoloso tanto quanto un non vaccinato.

gdm

 

Fonti:

Interviste di Loretta Bolgan a Vox Italia e Byoblu.

https://lab24.ilsole24ore.com/

https://www.aifa.gov.it/

https://www.ema.europa.eu/en

https://www.iss.it/

https://www.who.int/publications/m/item/draft-landscape-of-covid-19-candidate-vaccines

https://www.urotoday.com/recent-abstracts/men-s-health/male-infertility/124144-male-fertility-and-the-covid-19-pandemic-systematic-review-of-the-literature-beyond-the-abstract.html

https://doi.org/10.4414/smw.2020.20249

https://smw.ch/article/doi/smw.2020.20249

https://www.nature.com/articles/d41586-020-01179-x

https://www.aifa.gov.it/sperimentazioni-cliniche-covid-19

https://www.researchgate.net/publication/49899173_Antibody-Dependent_Enhancement_ADE_of_infection_and_its_possible_role_in_the_pathogenesis_of_influenza

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-quasi_4000_persone_completamente_vaccinate_in_massachusetts_sono_risultate_positive_al_covid19/38822_42022/

https://www.ema.europa.eu/en/human-regulatory/post-authorisation

https://nextstrain.org/ncov/global?m=div&r=division